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      Home»Videogaming » Mass Effect: Andromeda – La recensione

      Mass Effect: Andromeda – La recensione

      Dan Cutali
      Maggio 5, 2017
      Videogaming
      0 Comments
      Views : 2255
      18
      Mass Effect: Andromeda – La recensione

      Il 23 Marzo 2017, in Italia e nel resto d’Europa, è stata la data fatidica dell’evento che attendevano tutti i videogiocatori appassionati di fantascienza e della space opera più pura nella sua accezione del termine. BioWare, con distribuzione da parte di mamma Electronic Arts, ha finalmente rilasciato sugli scaffali digitali e fisici Mass Effect: Andromeda, quarto gioco a fregiarsi del marchio creato aex novo dalla software house canadese. Riuscirà a mantenere le promesse e a ricreare l’atmosfera epica di un intero universo narrativo costruito lungo una trilogia rimasta nei cuori dei giocatori di tutto il mondo?

      La versione giocata è quella per PC e la configurazione sulla quale è installata è la seguente:

      Sistema operativo

      Windows 10 Pro 64-bit (Build 15063)

      Processore

      Intel Core i7-2700K 3.50 GHz

      Memoria

      16 GB

      Scheda video

      NVIDIA GeForce GTX 970 4 GB

      Monitor

      Samsung SyncMaster S24B350 da 24”

      Hard disk d’installazione

      Western Digital WDC da 2TB

      DirectX

      DirectX 12

      È un PC non proprio di ultima generazione ma ci si può sbizzarrire ancora senza alcun problema con tutti i giochi usciti di recente, andando a spingere sui settaggi. Dopo aver alzato tutti i dettagli grafici a Ultra, nella sezione Impostazioni del menù principale del gioco, si può tranquillamente dire che Mass Effect: Andromeda gira in modo ottimale alla risoluzione di 1980 x 1020 mantenendo un framerate variabile tra i 50 e i 60 fps. Una fluidità impressionante per uno spettacolo visivo che soltanto il motore grafico Frostbite 3 sa dare, engine già utilizzato dalla BioWare per Dragon Age: Inquisition e preso in licenza dalla DICE, la software house responsabile della serie di guerra Battlefield.

      Nonostante il gioco sia venduto in tutti i negozi fisici e virtuali con la sua bella custodia amaray, BioWare ha superato il punto di non ritorno: non esiste più alcun supporto fisico. Infatti, sull’involucro di plastica che avrebbe dovuto contenere i dvd campeggiano le scritte “Digital download” e “Solo download – disco non incluso” e all’interno non c’è più alcun dischetto luccicante, lasciando delusi i feticisti del tatto e dell’odorato. È presente soltanto un foglietto con l’indispensabile codice per il download, appunto, e qualche striminzita istruzione.

      Con tatto, vista, altri sensi, carta e plastica ridotti al lumicino, così come i costi fisici, ci si deve apprestare all’attesa dello scaricamento di ben 45 GB di dati dal client Origin, la piattaforma/store online di Electronic Arts. Con una linea ADSL media che viaggia intorno ai 13 MB/s di velocità, nonostante sia venduta come una 20 MB, si deve lasciare il PC acceso tutta la notte per avere il tanto agognato prodotto immagazzinato e giocabile nei meandri dell’hard disk scelto per l’installazione. Be’ per modo di dire, in quanto anche in questo caso non ne esiste una ma ci si ritrova il gioco bello e pronto da far partire. Quindi cliccando sull’icona che ci si ritrova sul desktop o dall’interno di Origin, dopo qualche secondo di caricamento ci si ritrova nel menù principale di Mass Effect: Andromeda, quello a cui ci hanno abituato i giochi della precedente trilogia e dal quale si possono scegliere tutte le opzioni possibili di grafica, audio, assegnazione tasti ai comandi di gioco, impostazione della difficoltà, credits. E dal quale, ovvio, si può cominciare una nuova partita. La difficoltà parte dalla modalità Narrazione, la più semplice, per seguire al meglio la trama e pensare poco ai combattimenti, fino a livelli più ardui suddivisi in Facile, Normale, Difficile e Folle, nei quali si devono studiare con attenzione che tipo di armi utilizzare, le loro modifiche, le corazze con cui equipaggiarsi, la strategia per affrontare le missioni per sopraffare i nemici che s’incontreranno. Insomma, si deve avere una notevole abilità negli sparatutto e nei giochi di ruolo.

      Ritornando alla domanda iniziale, la risposta è ambigua: sì e no. Forse. BioWare ha calcato la mano sull’esplorazione e le molteplici cose da fare in una vastità siderale completamente nuova. Ha però lasciato per strada l’epicità, anche se non del tutto, costituita de facto nei tre episodi precedenti da una trama legata a una fine imminente di tutte le civiltà presenti nella Galassia, a un pericolo comune e antico come l’Universo stesso e a un personaggio caratterizzato da una carisma e una personalità che bucavano il monitor. Il Comandante Shepard è un protagonista difficilmente ripetibile, già lo si sapeva ai tempi del controverso finale di Mass Effect 3: il suo eroismo e il suo coraggio nella battaglia contro i Razziatori sono entrati nella storia dei videogames e nel cuore degli appassionati della saga spaziale di BioWare. In Mass Effect: Andromeda, però, a essere al centro della trama è l’eroismo di un manipolo di esploratori rappresentati da tutte le razze conosciute della nostra galassia, partiti dalla Via Lattea in stasi criogenica su enormi Arche spaziali, proprio durante le fasi finali dell’invasione dei Razziatori. Il viaggio dura 600 anni per raggiungere i sistemi di Heleus, un settore della galassia di Andromeda dove sono presenti pianeti abitabili che potrebbero diventare la nuova casa di tutte le civiltà della Via Lattea, ormai sulla via della distruzione totale. Descritti dalle prime sonde esploratrici come nuovi Eden, all’arrivo a destinazione non è proprio tutto così come sembra e una tecnologia denominata Relictum ha reso tutto il settore ostile alla vita a causa di un flusso di energia oscura chiamato il Flagello.

      A destinazione, però, è arrivata soltanto l’Arca degli Umani, l’Hyperion, con la scomparsa improvvisa di quelle Turian, Asari, Salarian e Krogan (le altre razze dell’universo di gioco in cui è ambientata la trilogia di Mass Effect) e la base dei primi esploratori, il Nexus, che avrebbe dovuto preparare la strada ai coloni in arrivo, è completamente in subbuglio a causa di una rivolta per la presa di potere e la condivisione delle poche risorse. Carne al fuoco ce n’è tanta e la metafora con l’attuale situazione geopolitica dell’Umanità, tra migrazioni e guerre intestine, è palese. Il mistero, la voglia di scoprire ed esplorare una galassia del tutto nuova, di risolvere i problemi e i contatti con nuove civiltà aliene, a due milioni di anni luce dalla Via Lattea, sono ai massimi livelli. L’esplorazione e la ricerca di nuove risorse è lasciata in mano ad alcuni Pionieri che devono guidare le varie squadre di ricerca in questi nuovi e ipotetici paradisi sui quali si dovrebbero stabilire le civiltà della Via Lattea ma, ovvio, se per il momento è arrivata a destinazione soltanto quella dell’Umanità è il Pionere umano a dover cominciare a spianare la strada. Un incidente con una civiltà sconosciuta chiamata Kett uccide il Pioniere umano e a doverne prendere il posto è il figlio Alec Ryder (o la figlia Sara, a seconda della scelta effettuata in apertura del gioco). Di certo BioWare sa come scrivere una storia, da sempre, fin dai tempi in cui ha avuto tra le mani i diritti di Dungeons & Dragons.

      La componente rpg torna prepotente, rispetto alla forte svolta action di Mass Effect 2 e 3, e la personalizzazione del protagonista è lasciata alla libera scelta del giocatore, sia dal punto di vista estetico che da quello delle abilità legate ai punteggi esperienza acquisiti. La parte action c’è comunque ed è più o meno marcata a seconda di come si sceglie la difficoltà di gioco. Se si comincia con la difficoltà Narrazione, i combattimenti hanno davvero ben poco peso e le nostre difese non verranno quasi intaccate dai colpi nemici. Questo, come già detto, permette di focalizzarsi sulla storia principale e le varie sottot-rame e sotto-missioni da compiere per accumulare punti esperienza. Ci sono moltissime missioni da portare a termine, suddivise in prioritarie per poter terminare il gioco e secondarie, terziarie, incarichi aggiuntivi e così via, anche facoltativi e non essenziali alla trama del gioco. I pianeti da esplorare del sistema Heleus sono tanti, ognuno con la propria peculiarità e una costante comune: i resti misteriosi della tecnologia Relictum, necessaria per spazzare via tutti i residui di energia oscura dal Sistema e per renderlo abitabile. I Kett sono sempre pronti a schiavizzare e sfruttare le risorse di tutti i pianeti di Heleus per arrivare a utilizzare tale tecnologia per i propri misteriosi scopi.

      Questa la trama ma il protagonista? L’avatar con il quale dovremo giocare e scoprire l’avventura in questi scenari che regalano alla space opera dei veri e propri quadri d’autore, è all’altezza del Comandante Shepard che si immolò per il bene della Via Lattea e farla uscire vittoriosa dalla guerra contro i Razziatori? Alec Ryder è a capo della spedizione sull’Arca Hyperion ed è il Pioniere che rappresenta la Razza Umana. Ben presto, però, la squadra con la quale esplora il pianeta denominato Habitat 7 incappa in un agguato dei Kett e Alec Ryder, per salvare il figlio Scott, muore sul campo. Ryder ha due figli gemelli, Scott e Sarah, e nel caso si scegliesse il sesso femminile per il proprio avatar, comunque l’altro/l’altra è presente nel gioco, con un risveglio dalla stasi andato piuttosto male e un altro mistero da svelare per il protagonista. Da quel momento in poi sarà compito di Scott (o Sarah) Ryder portare avanti la missione dell’Iniziativa Andromeda e scoprire il mistero che si cela dietro la tecnologia dei Relictum, dopo aver subito inconsapevolmente gli impianti mnemonici di SAM, intelligenza artificiale creata dal padre che lo/la guiderà nell’esplorazione, nella traduzione e nell’analisi lungo tutta l’avventura. Il carisma di Shepard è irraggiungibile però anche questo novellino sa il fatto suo e impara in fretta come muoversi in un ambiente ostile a 2 milioni di anni luce e 600 anni di sfasamento temporale da quella che chiamava casa. Un po’ di disorientamento glielo concediamo, no?

      L’esplorazione dei pianeti avviene guidando l’ND1 Nomad, un mezzo mobile a quattro ruote motrici erede a tutti gli effetti del M35 Mako. È in grado di arrampicarsi in qualsiasi luogo impervio ma, a differenza del Mako, non è armato con torrette mitragliatrici e cannone ad accelerazione di massa. Non è semplice controllarlo ma dopo un po’ ci si fa la mano. Negli ambienti ostili del sistema Heleus è un mezzo indispensabile per portare a termine le missioni, in quanto il supporto vitale della tuta corazzata indossata da Ryder diminuisce molto rapidamente e lui e la sua squadra non sarebbero in grado di correre a destra e a manca (né sarebbe realistico) per un pianeta intero.

      In definitiva, Mass Effect: Andromeda è un grande gioco, immenso e che regala centinaia di ore di divertimento. È migliorabile tecnicamente, alcuni glitch fastidiosi fanno storcere un po’ il naso e si spera che le prossime patch mettano a posto tutto quanto. Nonostante tutto, però, è un bel vedere e giocare e gli appassionati della saga fantascientifica creata da BioWare, se non sono troppo rigidi e se sorvolano sul fatto che questa nuova trilogia è una soltanto uno spin-off ambientato nello stesso universo narrativo della trilogia di Shepard, sapranno godersi in maniera totale e coinvolgente le nuove avventure nella lontana galassia di Andromeda.

      Tags : Bioware, Comandante Shepard, Download digitale, Electronic Arts, Mass Effect, Mass Effect: Andromeda, Nomad
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      Dan Cutali

      Nato a Torino nel 1968, non mi sono mai allontanato dalla città se non di qualche chilometro. Ho però viaggiato con la curiosità di uno spettatore del mondo traendone linfa. Ho scritto per molti anni come critico musicale per il sito web Movimenti Prog e varie riviste musicali italiane ed estere riguardanti il progressive rock. Nel 2003 ho partecipato al saggio Racconti a 33 Giri: 50 album per scoprire il rock progressivo italiano degli Anni '70. Appassionato di narrativa sin da prima dell'adolescenza, scrivo “seriamente” i miei primi racconti nel 1984, fatidico anno orwelliano. Poi nel 1986 ci si mette anche la cometa di Halley a darmi una spinta. Dopo un lungo interregno decido di metterci la faccia e dal 2009 al 2014 mi aggiudico la pubblicazione di svariati racconti su altrettante antologie, attraverso la selezione di diversi concorsi. Inoltre, il 2014 vede a marzo la pubblicazione della mia prima raccolta di racconti fantastici, Come vivere su un'isola vicino alla luna, e a novembre del mio romanzo d'esordio, Il lato a sud del Cielo. PC e videogame? Quelli, dal 1990 i primi e dal 1993 i secondi, hanno fatto parte della mia vita in qualità di un unicum fatto di "narrativa interattiva", come amo definire le avventure di pixel. Infatuato da schede video, processori, hard disk ecc, e dalle storie digitali che potevano nascere dall'unione di hardware e software, mi sono ritrovato a giocare molti titoli storici negli anni '90. Adesso, tra un racconto e l'altro, tento di decantarne le lodi e continuo a giocare qualche bella storia sul monitor del mio PC, come se leggessi un romanzo. Interattivo, appunto.

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